Scott Bradlee & Postmodern Jukebox – Selfies on Kodachrome

Scott Bradlee & Postmodern Jukebox – Selfies on Kodachrome

12 Marzo 2015 Off Di Massimiliano Viti

Postmodern-Jukebox-Selfies-on-KodachromePerò… E’ la mia esclamazione di fronte all’ascolto di Scott Bradley & Postmodern Jukebox.
Quel però sta a metà tra la mia ritrosia ad accogliere favorevolmente operazioni che prevedono nuovi arrangiamenti di brani già fatti e l’effettiva abilità della band nel dare una veste tutta nuova al brano e alla sua esecuzione.

Insomma, non mi piace nei suoi principi, ma il progetto di Scott Bradley, 33 anni, originario di Long Island negli Usa, cattura la mia curiosità soprattutto perché ha una sua valenza musicale: allarga i confini del pop e del jazz.

Così i riottosi del jazz sconfinano sul pop mentre i jazzofili sono chiamati ad avvicinarsi al pop togliendosi la puzza sotto il naso.

I confini della musica sono sempre poco visibili ma necessari a noi umani per catalogare le nostre informazioni. E Bradley dice più o meno la stessa cosa…

Ma c’è anche un altro aspetto non trascurabile: la musica sul web. Non sarò il primo, non sarà neanche l’ultimo, ma sicuramente è uno degli esempi più fragorosi.

La formazione di Scott Bradlee, che rifà le hit più celebrate in versioni sofisticate e ironiche, accumulano milioni di views su youtube. Alcunni esempi?
“Sweet Child O’ Mine” dei Guns N’ Roses, “We Can’t Stop” di Miley Cirus, “Royals” di Lorde e tante altre.

Loro spopolano sul web e diventano famosi suggellando la democraticità di internet in fatto di musica.

[iframe src=”https://embed.spotify.com/?uri=spotify%3Aalbum%3A1jRyMHSkbnP8GwptMnh66z” width=”300″ height=”380″ frameborder=”0″ allowtransparency=”true”]

I video non contengono chissà quali effetti speciali ma sono praticamente tutti girati con telecamera fissa nella casa di Bradlee.

Passando alla musica, da anni i Postmodern Jukebox ridanno un look tutto nuovo a brani pop. Un’operazione di make up completo con risultati ottimi.

Sul brano scelto, Bradley passa un prodotto anticante che contiene ragtime e New Orleans, amplia le sonorità, cambia ovviamente i tempi, inserisce gli archi et voilà.

Poi c’è bisogno della voce e Bradley sceglie l’interprete che reputa migliore e il gioco è fatto.
Spesso cambia anche i musicisti come fosse un allenatore di calcio che ha molti giocatori a disposizione e vuole farli giocare tutti (turnover) per presentarsi in ogni occasione con la migliore squadra.

Il 26 giugno saranno in concerto a Milano, unica data in Italia: i fan virtuali dovranno venire allo scoperto.