Immaginatevi un autore che per pubblicare un libro chiama i suoi amici scrittori. Ognuno contribuisce scrivendo una piccola storia, bella e leggibile sia se presa singolarmente e sia inserita all’interno del contesto letterario.
All’autore-selezionatore non resta che decidere la copertina e mettere in vendita il libro: un prodotto ben fatto, accattivante e dannatamente paraculo.
Questo è Uptown Special di Mark Ronson, il bianco che piace ai neri d’America, bravo come pochi a centrare e confezionare un prodotto musicale.
La sua maggiore abilità è quella di saper scegliere (non a caso è produttore) sia l’artista (è lui che ha rilanciato Amy Winehouse) che il brano.
E guarda caso, in questa compilation pop-funk, c’è Bruno Mars con il singolo “Uptown Funk“, un grande tormentone di successo che è piaciuto a tutto il mondo (o quasi). Poi altri artisti, da lanciare (che così vengono pubblicizzati con Ronson che ha il suo bel ritorno economico) e già lanciati.
C’è Andrew Wyatt e c’è il rapper Mystikal con “Feel Right”, brano dal contenuto esplicito che non può non far venire in mente James Brown. Anzi… sembra un brano uscito da un baule del mostro sacro di Sex Machine.
Nel disco che, almeno per Ronson, raccoglie il meglio della scena pop-funk, trovano spazio anche Kenyone Starr con “I Can’t Lose”, unica voce femminile, e perfino Stevie Wonder, impegnato a suonare l’armonica nel brano di chiusura, Crack in the Peral Pt. II.
Due brani portano la firma di Kevin Parker e della sua voce anni ’70 stile Maurice White, il cantante fondatore degli Earth, Wind & Fire.
Molti riferimenti al passato dunque, ma è quello che ci propone Mark Ronson: musica soul, dance e funk degli anni ’70-’80 ma rivisitata, modernizzata, rielaborata e presentata in un prodotto commercialmente perfetto.
Alle critiche, Ronson preferisce l’incasso. Mica fesso…
