How Big, How Blue, How Beautiful – Florence + The Machine

How Big, How Blue, How Beautiful – Florence + The Machine

28 Settembre 2015 Off Di Massimiliano Viti

flo_HBHBHBCapolavoro o mediocrità?
How Big, How Blue, How Beautiful dei Florence + The Machine non è né l’uno né l’altra.
E’ un bel disco, questo sì.
Soprattutto se lo confronto con quello che offre il panorama musicale attuale.
“È un disco su come imparare a vivere e ad amare senza fuggire” lo ha definito la cantante,
Florence Welch, londinese, al suo terzo album che mi ha dato una ventata vintage di cui avevo assoluto bisogno, riportandomi al sapore autentico della musica pop rock di qualche anno fa.
C’è da ricordare che i Florence + The Machine saranno in concerto a milano il prossimo 21 dicembre.

E se emerge un lavoro come questo, all’interno di un mercato che va da tutt’altra parte, vuol dire che il prodotto è ottimo e il talento non manca.

D’altronde i primi due dischi di Florence and the Machine ce lo avevano mostrato e questo terzo lo conferma. HBHBHB si basa (forse un po’ troppo) sulla bella e (pre)potente voce di Florence Welch. Una voce che non può essere messa in secondo piano. Troppo celebrativa e solenne: ogni brano sembra arrivare dall’alto, per grazia ricevuta.

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Gli esempi più evidenti sono “Various storms & saints”, ancor di più “Long & Lost” e la sacrale “St Jude”, ballad cupe, tormentate e noir che hanno attirato il mio ascolto.
L’album parte al massimo con la pluriascoltata “Ship To Wreck” che stimola il parallelo con il rock britannico radiofonico dei ’70.

Ancora più graffiante e rockeggiante è “What Kind Of Man” mentre la title track dell’album, che prende ispirazione dai cieli blu di Los Angeles, non si fa notare come invece fa “Queen of Peace” che ha una solida base rock elettrica sulla quale gioca la meravigliosa voce di Florence: una deliziosa rilettura di un disco dance anni ’70.

“Delilah” è uno dei pezzi più confusi dell’album che ho ascoltato nella versione Deluxe.
Anche “Third Eye” non brilla.

In mezzo ai due brani “Caught”, intensa e molto anni ’70.
Interessante è “Mother” che ha sfumature quasi psichedeliche e comunque un’architettura musicale diversa dagli altri brani.

I bonus della versione Deluxe iniziano con “Hiding”, melodia alla Prefab Sprout che apprezzo, poi “Make Up Your Mind” e l’epica “Which Witch”.
Poi due demo.
In questo lavoro, Florence sa di avere una bella voce e lo fa notare. La rigorosità e la coerenza del disco sono contemporaneamente pregio e difetto dello stesso. I pregi però emergono di più.

Un ulteriore salto di qualità e Florence sarà la prossima icona rock, la nuova Patti Smith per non scomodare Janis Joplin (e soprattutto per non portarle sfiga…).